Le scelte necessarie al futuro dell’ippica.

14/12/2005

La crisi: Tre anni per rimettersi in moto. Dalla crisi del 2002 ad oggi Unire ha già fatto grandi passi,..

La crisi: Tre anni per rimettersi in moto. Dalla crisi del 2002 ad oggi Unire ha già fatto grandi passi, ma ora si prospetta la svolta decisiva per il risanamento dell’ente. Una svolta senza la quale l’intero comparto dell’ippica italiana non può pensare di risollevarsi.Se fino al 30 marzo 2001 mancava un preciso quadro normativo, e fino all’agosto 2003 pesava addirittura l’assenza di uno Statuto dell’Unire, i problemi del settore e dell’ente erano – come si può immaginare – moltiplicati in maniera esponenziale dal disordine sul piano organizzativo. La fotografia dell’Unione Nazionale Incremento Razze Equine era desolante: impostazione desueta di contabilità e controllo del bilancio, precarietà delle posizioni di inquadramento del personale, processi organizzativi non funzionali, frequenti sovrapposizioni fra uffici, funzioni di controllo non esercitate per alcuni settori, confusione negli incarichi di controllo delle corse e talvolta nella stessa regolamentazione delle gare.La svolta: Molte cose sono cambiate all’Unire in questi anni e oggi l’Ente può con orgoglio presentarsi con una pianificazione strategica efficace e una struttura organizzativa efficiente e regolare. Si è provveduto, nel corso del risanamento, anche a riprendere il controllo dell’assegnazione del montepremi per ogni singola corsa, così da monitorare il regolare rapporto tra il valore della corsa stessa e la sua consistenza tecnica-economica. Si è ricostruita la fatiscente struttura amministrativa, riorganizzando il personale dirigenziale. Sono state eliminate le anticipazioni bancarie. Sono stati certificati e riscossi i debiti arretrati di tanti concessionari, ottenendo così un riequilibrio delle finanze dell’Unire, e oggi l’amministrazione controlla i propri flussi di entrata. Con bilanci certificati dal 2003.Riforme radicali: Tutto questo per quanto concerne l’ente. Ma alla svolta del risanamento interno deve ora corrispondere un radicale intervento sul comparto dell’ippica. Unire ha perciò individuato alcune linee di intervento a prescindere dalle quali non sarà possibile garantire la salvezza del settore. Nella pianificazione per gli anni 2005-2007, l’ente segue una strategia che parte dalla constatazione che l’ippica in Italia non è in crisi, bensì è sovradimensionata.Troppi cavalli: Ci sono troppi cavalli in attività e troppe corse. Può sembrare assurdo che a sostenerlo sia proprio l’unione preposta allo sviluppo delle razze equine, ma in Italia è ormai fondamentale lo studio e la rigorosa applicazione di un “piano demografico” per l’ippica. Si fanno nascere troppi aspiranti campioni negli allevamenti del Belpaese. E di conseguenza già oggi si organizzano troppe gare: molte di più di quelle che il mercato stesso è in grado di sostenere.Troppe gare: Secondo un’indagine condotta da Unire nel 2003-2004, i costi delle circa 23 mila corse annue sono eccessivi: solamente il 20% delle corse è in equilibrio economico, le altre sono in perdita. Secondo Unire, per garantire lo sviluppo qualitativo delle razze e quindi la selezione basterebbe il 30% delle corse attualmente disputate in Italia. Le altre per essere competitive ed economicamente sostenibili, devono essere concorrenziali nel mercato delle scommesse.Risorse disperse: Ciò si traduce anche in una inutile dispersione a pioggia delle risorse economiche disponibili: i 400 milioni di euro l’anno che lo Stato eroga per l’ippica non sono sufficienti a garantire un sistema di queste dimensioni. Unire ha perciò intrapreso, fin dall’inizio dell’anno in corso, una riorganizzazione del calendario delle corse, con l’importante contributo delle più significative categorie ippiche, quali quelle degli allevatori e dei proprietari sia del trotto che del galoppo: ridotto il numero delle corse per giornata; ridotte le giornate assegnate agli ippodromi (non più di 40 l’anno); ridotto di conseguenza il montepremi complessivo (meno 9%).Scenari e strategie: Il difficile clima creatosi con la riorganizzazione di Unire ha prodotto inevitabili contrasti con una parte degli operatori ippici, ma ciò non ha impedito all’Ente di dar corso alla riforma. Unire ha ben chiaro i ruoli dei partecipanti allo sviluppo dell’ippica italiana. Essendo un ente strutturalmente agricolo e quindi di “allevamento”, strategicamente definisce percorsi istituzionali con gli allevatori e i proprietari dei cavalli. Raggiunge il proprio fine avvalendosi dell’importante collaborazione delle società di corse che costruiscono il prodotto ippico. Non dimenticando l’importanza degli operatori professionali che dovranno dare un contributo rilevante alla regolarità delle corse e allo sviluppo agonistico del cavallo. E oggi il percorso intrapreso prevede ulteriori interventi negli scenari futuri dell’ippica italiana che si possono riassumere in 6 punti: meno cavalli in corsa per esaltarne la qualità - Unire ha pianificato incentivi per gli allevatori finalizzati al contenimento demografico, con conseguente incremento della qualità e della selezione; meno giornate di corse – montepremi per corsa più remunerativo finalizzato alla sostenibilità dello sviluppo ippico in termini di qualità e selezione; realizzazione dell’anagrafe equina, come banca dati stabile per il regolare controllo dei cavalli e “tracciabilità” a tutela e garanzia dell’animale e di tutti coloro che sono interessati: operatori, scommettitori e appassionati; stabilità di regole che diano garanzia e certezza alle attività agonistiche (impianti regolari, controlli del doping e regolarità della corsa); l’Unire avvierà progetti per la valorizzazione del cavallo e per allargare il bacino di interesse sia per la parte ludica sia per gli aspetti di intrattenimento e naturistici, coinvolgendo i principali ippodromi distribuiti equamente sul territorio nazionale, per lo sviluppo di tali attività; definizione di regole che delimitino chiaramente i singoli ruoli professionali e le incompatibilità;



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